Il Sale di Sicilia: quelle saline fatte dalla natura - Italkali

Il Sale di Sicilia: quelle saline fatte dalla natura

Il Professor Stefano Lugli insegna Geologia al Dipartimento di Scienze Chimiche e Geologiche dell’Università di Modena e Reggio Emilia e conosce bene i giacimenti del Sale di Sicilia che frequenta spesso per i suoi studi della storia geologica del bacino del Mediterraneo.

Gli abbiamo chiesto di andare con lui all’interno del giacimento di Realmonte per spiegarci

cosa è successo quasi 6 milioni di anni fa e perché i giacimenti siciliani sono quello che resta di una gigantesca salina naturale.

Foto @EdoardoGenovaPhotography
Foto @EdoardoGenovaPhotography

“Le miniere del Sale di Sicilia – ci racconta Lugli - racchiudono un patrimonio di informazioni scientifiche che narrano di fenomeni geologici spettacolari.

Il sale della Sicilia si è formato in seguito ad un cataclisma che ha coinvolto il Mediterraneo quasi sei milioni di anni fa trasformandolo in una enorme salina naturale e provocando la deposizione di migliaia e migliaia di metri di sale e gesso.

Questo sconvolgimento si è tradotto anche in una crisi biologica di proporzioni inimmaginabili con la scomparsa di tutte le forme di vita dal nostro mare.”

"Per oltre 640.000 anni - continua il Professor Lugli - in quel tempo lontano che i geologi chiamano Messiniano (Miocene superiore) e che si colloca fra 5.970.000 e 5.330.000 di anni fa, la connessione del Mar Mediterraneo con l’oceano Atlantico, lì dove oggi c’è lo stretto di Gibilterra, è mutata più volte e si è ristretta a causa di movimenti tettonici di convergenza della placca africana verso quella europea."

Un tempo così lontano che non riusciamo quasi a immaginarlo!

Per dargli un ordine di grandezza l’homo sapiens ha iniziato a popolare la Terra soltanto 350.000 anni fa.

E così in quel Messiniano, è aumentata la salinità delle acque del Mediterraneo che si sono trasformate in salamoie inospitali, un risultato spettacolare a pensarci, una gigantesca salina! La forte evaporazione che ancora oggi caratterizza il nostro mare avrebbe provocato l’aumento della salinità proprio come in una salina commerciale per l’estrazione del sale marino.

Foto @EdoardoGenovaPhotography
Foto @EdoardoGenovaPhotography

E lì accadde proprio come in una salina dove, grazie all’intensa evaporazione e pompando acqua di mare nelle vasche, si possono accumulare i minerali disciolti nell’acqua di mare e che precipitano in sequenza: prima il carbonato in piccole quantità, poi il gesso e infine il sale.

Questo processo potrebbe procedere a lungo se continuassimo a introdurre l’acqua di mare, mentre avremmo solo una piccola quantità di sali se lasciassimo evaporare completamente l’acqua nelle vasche senza aggiungerne di nuova.

Nel Mediterraneo la nuova acqua entrava dall’Atlantico lungo un antico precursore dello stretto di Gibilterra, richiamata dalla dall’evaporazione di quella già presente nel bacino, proprio come succede oggi.

Ma mentre oggi la salamoia densa formata dall’evaporazione sfugge verso l’Atlantico, nel Messiniano la salamoia si accumulava sul fondo del Mediterraneo fino a provocare la precipitazione dei minerali evaporitici.

Gesso

Questo processo si protrasse fino a formare ben oltre due chilometri di spessore di sale nelle zone più profonde e oltre 200 metri di spessore di gesso nelle zone marginali meno profonde.

E questi depositi di cristalli di sale che contengono tutti gli oligoelementi di quel mare incontaminato sono rimasti racchiusi nel cuore della Sicilia fra le argille e le rocce che li hanno preservati e sono arrivati intatti fino a noi.

 

Sale di Sicilia. Sale di Natura.

27 giugno 2017

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